Sinistra Unita per Bologna: “L’unica alternativa possibile è un ecologismo anticapitalista”
Continuiamo a chiamare eccezionale l’evento alluvionale che ha colpito l’Emilia-Romagna due mesi fa: 23 fiumi esondati, quasi mille frane in seguito alla caduta di 350 milioni di metri cubi di acqua. Purtroppo, riconoscere l’eccezionalità di eventi estremi come questo non significa poterli accantonare come eventi unici, ma piuttosto riconoscere che dobbiamo imparare a convivere con questi fenomeni. Visti il cambiamento climatico in atto, l’eccessivo consumo di suolo e la trasformazione dei fiumi in canali, non è difficile che si verifichino ancora eventi alluvionali devastanti come quello a cui abbiamo assistito, e proprio per questo è fondamentale che la ricostruzione preveda delle strategie di adattamento alle nuove condizioni climatiche e ambientali.
La fase della ricostruzione, al centro della cronaca oramai da due mesi, ci ha messo di fronte ad un ridicolo teatrino: prima la nomina del Commissario che ha fatto litigare Giorgia Meloni e Matteo Salvini che, dopo aver posto il veto su Bonaccini, chiedeva un esperto vicino alla Lega mentre la Meloni puntava su un politico di Fratelli d’Italia. Poi, in seguito alla nomina del generale Figliuolo, abbiamo visto gli esponenti di Fratelli d’Italia improvvisarsi periti assicurativi e valutare la veridicità e l’appropriatezza degli interventi elencati dai Comuni per i danni subiti. Un compito indubbiamente importante, ma di cui si occuperà la struttura commissariale: rientra tra i suoi compiti. Al di là della pochezza politica e umana dimostrata dall’attuale classe dirigente di fronte all’alluvione, notiamo che anche in questa occasione si antepongono gli interessi dei politici a quelli della popolazione. D’altronde, è quello che hanno sempre fatto per farsi strada, e purtroppo sono sempre stati premiati.
Ma la nostra maggiore preoccupazione riguarda il tipo di interventi che saranno realizzati. Si parla di alzare gli argini, di difendersi dai fiumi, come fa pensare anche quanto pronunciato in una intervista dal viceministro alle Infrastrutture Galeazzo Bignami durante i sopralluoghi che ha effettuato sui territori colpiti dall’alluvione “Mi lasci dire una cosa, inseguire i vari comitati nimby o eco-radical che si oppone a opere anche importanti e impattanti – non lo nego – sul territorio porta visibilità, ma non fa bene ai territori che poi pagano le conseguenze di un immobilismo determinato da un ambientalismo esasperato. La prevenzione costa molto, anche in termini di tempo, non porta voti ma è essenziale”.
Saremo tacciati di ambientalismo esasperato, ma le soluzioni basate sulla natura risultano essere le più efficaci. Ad esempio, sarebbe importante ripristinare la connettività degli alvei con le fasce fluviali e con le aree di espansione naturali delle piene che spesso sono state occupate da attività antropiche.
Il problema non è tecnico, come qualcuno potrebbe pensare, ma è politico.
I partiti che fino ad oggi hanno governato (tutti) hanno portato avanti lo stesso modello di sviluppo, quel tipo di capitalismo che fino ad oggi, in maniera plastica, è riuscito a stare a galla grazie anche all’avanzamento tecnologico, e che oggi sembra essere arrivato al capolinea e non ha più possibilità di riadattarsi.
Ma sembra che i nostri governanti non lo abbiano ancora capito. Basti pensare a quanto dichiarato da Giorgia Meloni il 13 luglio durante il comizio di Vox in Spagna. Per la premier “la transizione ecologica che vuole la sinistra è ideologica e minaccia la nostra economia”. Non ci siamo! la natura si difenderà dall’uomo e ce l’ha mostrato tante volte. Dobbiamo essere piuttosto noi a cambiare, è necessario cambiare modello di sviluppo e andare verso una economia sempre più sostenibile. Non sono le politiche di transizione ecologica e di adattamento al cambiamento climatico a minacciare l’economia. È il sistema economico in cui viviamo a minacciare la sopravvivenza umana.