La fine del blocco degli sfratti ripropone in tutta la sua gravità l’emergenza casa , in una situazione di forte crisi economica legata al disagio della precarietà della condizione lavorativa ed alla perdita del posto di lavoro.
La morosità incolpevole è responsabile di oltre l’80% degli sfratti , a dimostrazione dell’incompatibilità degli affitti privati con i redditi percepiti da centinaia di migliaia di nuclei familiari.
L’impostazione che le passate giunte comunali, ed in continuità dall’attuale, è sempre stata calibrata sugli interessi delle società immobiliari e sul sostanziale ridimensionamento delle forme di edilizia popolare; uno degli esempi più in voga nell’ultimo periodo è la formula del social-housing , questo nuovo strumento di edilizia sociale che si colloca a metà tra l’edilizia popolare e le proprietà private, utile a trasferire denaro pubblico nelle casse dei palazzinari e cooperative e supplire ad un mercato in forte difficoltà per dare slancio alle rendite ed ai profitti finanziari.
L’integrazione di Bologna nel circuito del turismo “mordi e fuggi”, grazie anche allo sviluppo del traffico aereo low cost , ed ad iniziative, tra l’altro fallimentari, quale il People Mover di collegamento tra la città e l’aeroporto, o la promozione di Fico progetto anche questo fallimentare nonostante le previsioni del sindaco di Bologna Virginio Merola che nel 2013 diceva “…FICO avrà una forte attrattività per il turismo, in particolare per i giovani e le famiglie», e lo sviluppo incontrollato delle piattaforme turistico abitative come Air B&B hanno mutato significativamente le caratteristiche della città modificandola ad uso e consumo dei turisti con la conseguente espulsione di lavoratori e cittadini dalla vita partecipativa, democratica e abitativa della città.
Si e favorito la svendita del patrimonio pubblico o il suo sistematico abbandono al fine di favorire la speculazione finanziaria sulle caserme cittadine e su gli immobili pubblici sfitti da anni.
Questi processi politici, economici e sociali non solo colpiscono direttamente i lavoratori in difficoltà, non solo si traducono in sfratti, sgomberi e pignoramenti, ma diventano strumento politico per “riqualificare” interi quartieri modificandone le tradizionali composizioni sociali per renderli più appetibili al mercato che li trasforma in zone di consumo, vetrine per il turismo di massa e riqualifica gli interessi economici dei ceti medi alti. Un esempio di questo è la “riqualificazione” incompiuta della Bolognina (lo sgombero dell’XM 24 non era casuale), del progetto originario sono stati realizzati solo alloggi privati ed residenza universitaria di lusso (anche lo sgombero ex Telecom non era casuale) il tutto costellato dai fallimenti delle diverse imprese costruttrici.
In definitiva si è perseguito un processo di riqualificazione al fine di riprendere il controllo urbanistico sia dal punto di vista formale/estetico (attraverso ristrutturazioni, attraverso l’arredo urbano) che da quello sociale in quanto le operazioni di riqualificazione portano a innalzamento dei valori di suoli e immobili e quindi avviano un processo di ricambio sociale. Questa è la situazione in cui oggi assistiamo ad un balletto istituzionale dove tutti (con l’eccezione di Confedilizia) prendono atto dell’emergenza casa a Bologna , per la cui soluzione vengono riproposti tavoli istituzionali o riedizioni aggiornate e corrette dell’agenzia metropolitana per l’affitto.
Il grande assente dalla discussione odierna sull’emergenza casa è il bilancio sulla gestione fallimentare del patrimonio abitativo pubblico sia da parte di ACER che da parte di ASP (l’unica preoccupazione è il totonomine all’Acer, all’ASP già fatto) .
Come Sinistra Unita per Bologna crediamo sia possibile convertire una larga fetta del patrimonio pubblico sfitto, settore inutilizzato ,in alloggi popolari in modo da risolvere il problema della domanda casa a Bologna senza ricorrere da ulteriori saccheggi di suolo ricorrendo anche a strumenti come lo”sblocca italia” che obbliga le istituzioni locali a trovare soluzioni per la trasformazione di edifici pubblici inutilizzati per convertirli in Edilizia residenziale pubblica.
Occorre pensare alla requisizione degli immobili pubblici sfitti sostenendo la formazione di cooperative di costruzione e gestione ai fini abitativi con nuove formule per la trasformazione degli stessi in patrimonio residenziale pubblico.
Costituire un piano di mappature e ristrutturazione del patrimonio pubblico attualmente non assegnato, vuoto o sfitti compresi quelli ai fini commerciali (che possono essere date in gestione gratuita ad associazioni senza scopo di lucro al fine di incrementare progetti sociali per il quartiere in cui sono inserite)
Cercare soluzioni economico politiche, ad esempio il riutilizzo e la trasformazione ai fini abitativi delle caserme del demanio in vendita.
Concepiamo la politica per la casa come servizio pubblico non un settore di mercato soggetto alla legge di mercato
Siamo sicuri che riaffermare il diritto ad un alloggio dignitoso fermando il saccheggio capitalistico della città è possibile.
Riformulare e rilanciare le politiche per lo sviluppo dell’ ERP che nel corso degli anni ha visto erodere il proprio patrimonio.
Gruppo Casa e politiche sociali – Sinistra Unita per Bologna