Nei tempi concitati di questa campagna elettorale, che riflettono poi i tempi di vita quotidiani a cui siamo abituat*/sottopost*, è stato bello trovare sui social la vostra lettera, e respirare dei tempi di dialogo diversi. Spero perciò di riuscire a rispondere con gli stessi ritmi a questa vostra prima lettera, “una premessa” come l’avete definita, lasciandomi spazio per rispondere punto per punto alle lettere che seguiranno. Anche io inizio con una premessa, perché mi sembra giusto condividere il mio posizionamento politico rispetto a queste elezioni, così da dare un senso a questa risposta e a quelle che seguiranno.
Anche io non so ancora chi governerà Bologna dopo le elezioni, anche se un’idea abbastanza chiara sembra emergere. Purtroppo, mi sembra evidente che al netto dei risultati dei singoli partiti entrambe le liste in lizza per la maggioranza sono esponenti di una politica neoliberale che rispetto alle tematiche ambientali è incapace di offrire risposte e soluzioni. È vero che all’interno di queste liste ci sono anche partiti e realtà come Coalizione Civica che su questi temi hanno una sensibilità maggiore, e con cui in passato ho condiviso battaglie politiche importanti. Hanno fatto una scelta che non condivido, e potrei argomentare lungamente ma la sintesi è non credo che sia possibile curare dall’interno il neoliberismo. Sarei felice di essere smentita dalle politiche dei prossimi anni, ma mi sembra di vederne già le conferme nell’accordo sul passante. Di certo, spero però che nei prossimi anni potrò continuare a rappresentare una voce di opposizione alle politiche neoliberali, magari con il supporto di altr* candidat* di Sinistra Unita.
Condivido l’urgenza che esprimete rispetto all’emergenza climatica e ambientale in atto, che purtroppo come tutto in questa società si esprime in maniera diseguale colpendo maggiormente alcune fasce di popolazione. Forse per questo continua ad aleggiare l’illusione che questa emergenza non sia tale, che la risposta sia rimandabile o il problema risolvibile con qualche lieve aggiustamento del sistema produttivo e sociale che lo ha prodotto.
Non penso che la risposta a questo problema possa essere trovata nel sistema che lo ha prodotto, che purtroppo ha la capacità di reinventarsi e riproporsi in ottica green, di fatto nascondendo sotto il tappeto le falle sempre più ampie che si aprono quotidianamente.
Non credo che ci siano soluzioni facili, capaci di tenere insieme la dimensione globale e locale della questione ambientale, della produzione e distribuzione del cibo, della qualità dell’aria e dell’acqua e in sostanza del mondo in cui viviamo.
Penso però che ci siano soluzioni esistenti, da ritrovare in realtà come la vostra, che già propongono un modello alternativo di produzione e di consumo, di relazioni con il territorio ma anche di relazioni in senso ampio e di socialità. Di fronte all’immensità dei temi che sollevate, penso quindi che l’unica soluzione sia quella di partire dalle esperienze pratiche, da una sperimentazione costante e da una ricondivisione dei saperi.
Forse non è una soluzione rapida ed efficiente, ma la rapidità e l’efficienza sono quello che ci ha portato qui. Mi rendo anche conto che è una risposta molto limitata, perché penso che in verità, su questi temi, voi abbiate molte più risposte di me. Ma penso che sia importante anche riconoscere quando si ha davanti un interlocutore capace di offrire delle risposte, e forse è questa la cosa migliore che potrei offrire se vincessi le elezioni. Il riconoscimento dell’esperienza che portano realtà dal basso come Campi Aperti, e la consapevolezza che abbiamo bisogno di voi per trovare delle risposte.
Qui la lettera di Campi Aperti: